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Un protocollo per dire no alle mafie. Sarà firmato sabato 17 dicembre tra Libera Emilia-Romagna e Unione regionale delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna al termine del convegno nazionale dal titolo “Mafie senza confini, noi senza paura” che si svolgerà (dalle 9 alle 13) nella sala polivalente dell’ Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna via Aldo Moro, 50 a Bologna.
Nel corso dell’evento saranno chiamate a confronto istituzioni, associazioni e cittadinanza, e sarà presentato il dossier “Le mafie in Emilia-Romagna, dall’insediamento alle presenze”.
Il documento contiene dati, nomi dei clan, statistiche della presenza delle mafie in Emilia-Romagna, ma anche le buone prassi nella lotta alla criminalità organizzata.
Interverranno: Roberto Alfonso, procuratore della Repubblica di Bologna; Giovanni Tizian, giornalista; Lorenzo Frigerio, coordinatore di Libera Informazione; Santo della Volpe, direttore Libera Informazione; Matteo Richetti, presidente Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna, don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Anna Canepa, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia; Carlo Alberto Roncarati, presidente Unioncamere regionale.
Cosa sta avvenendo anche in Emilia-Romagna, alle porte del 2012? Lo dicono le inchieste della magistratura, lo certificano le relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione distrettuale antimafia: in Emilia-Romagna, regione ricca e dal forte tessuto imprenditoriale, è crescente il fenomeno mafioso. Per combattere un simile nemico è indispensabile conoscere e conoscerlo.
Il dossier analizza a fondo le radici piantate dalle mafie nei territori emiliano-romagnoli, soprattutto negli ultimi quattro anni. Le famiglie malavitose insediatesi provincia per provincia, nessuna esclusa. Certo, non si può parlare di “colonizzazione”, avverte lo studio di Libera Informazione, ma attenzione a non favorire lo sviluppo delle condizioni che potrebbero portare al pieno controllo della regione, a partire “dal negare o sottovalutare la presenza delle mafie in Emilia-Romagna”.
Mafie degli affari più che del controllo sociale del territorio, così come avviene al Sud. Basta osservare l’andamento delle segnalazioni di operazioni sospette registrate dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) istituita dalla Banca d’Italia (segnalazioni fornite da banche, Poste, intermediari). “Le segnalazioni di operazioni sospette – sancisce la Uif – sono passate da circa 1.000 nel 2008 a più di 3.000 nel 2010, ragguagliandosi all’8,6% del dato nazionale. Per quel che riguarda il primo semestre del 2011 si registrano 1.250 segnalazioni sospette”. E l’andamento delle segnalazioni rispetto alle province di provenienza delle stesse, nel 2010 vede al vertice Bologna (21%), poi Rimini (17%), Modena (15%), Reggio Emilia (14%), Parma (10%), Forlì-Cesena (8%), Ferrara (6%), Ravenna (5%), Piacenza (4%).
Allegati: Programma.