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La cooperazione resiste e risponde alla crisi


Mentre l’intero sistema produttivo italiano sta attraversando uno dei periodi più difficili degli ultimi decenni, la cooperazione ha dato segno di tenuta e ha saputo sembra resistere meglio di altri alla diffusa crisi economica confermandosi come punto fermo e vitale nel tessuto produttivo e sociale dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese.
Il dato emerge anche dalla Indagine congiunturale curata da Confcooperative Emilia Romagna per il secondo semestre 2013, che è stata presentata, insieme alle nuove politiche sociali, alle ultime strategie di sviluppo per i giovani e per le persone che attraverso il modello cooperativo rientrano nel mondo del lavoro (workers buyout) nella sede di via Calzoni a Bologna dal presidente Francesco Milza, e dal direttore generale, Pierlorenzo Rossi, con la partecipazione di Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna.
In Emilia-Romagna il movimento cooperativo, nel quinquennio 2008/2013 ha creato più di 5.200 nuovi posti di lavoro portando gli addetti a sfiorare quota 175.000 (+3,1%), mentre il complesso delle altre forme imprenditoriali ha perso complessivamente oltre 63.500 occupati, con una diminuzione del 3,8%.
Sempre a livello regionale, in questo periodo Confcooperative ha visto aumentare il proprio fatturato, passato da circa 12.430 ad oltre 12.940 milioni di euro (+3,6%), gli addetti (cresciuti da 69.900 a più di 73.000 con un incremento del 4,4%) e i soci (passati da circa 340.600 ad oltre 385.000 con un +13%). Le imprese aderenti hanno fatto registrare invece una leggera contrazione (scendendo da 1.832 a 1.700), frutto dell’importante processo di aggregazione e riorganizzazione della base sociale portato avanti in questi anni.
Nel biennio 2012/2013 sono nate 167 nuove imprese composte per il 33% da cooperative femminili e per il 9,5% da coop giovanili.

Allegati: Comunicato stampa Confcooperative - Indagine congiunturale Confcooperative -

Ultimo aggiornamento

30-08-2022 16:08