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Come nel 2013, ma non così male, anzi molto peggio o molto meglio.
La differenza dell’andamento congiunturale tra le tipologie del dettaglio non è mai stata così ampia. L’epidemia di coronavirus ha accelerato i processi di cambiamento che caratterizzano il settore del commercio da anni e ha introdotto elementi nuovi. La ripresa della pandemia autunnale ha accentuato la tendenza negativa delle vendite nel quarto trimestre (-3,1 per cento). Cadono le vendite del dettaglio specializzato non alimentare, la perdita è molto più contenuta per quello alimentare, ma, soprattutto, iper, super e grandi magazzini ottengono l’aumento delle vendite più elevato mai rilevato. Nel complesso, il 2020 si chiude con una perdita del 6,7 per cento, il peggiore risultato dall'inizio della rilevazione, più pesante dei risultati del 2012 e 2013, ma allora l'intensa fase di caduta fù più lunga. Rispetto ad allora, la differenza dell’andamento delle vendite tra le tipologie del dettaglio è enormemente superiore. Sulla base imprenditoriale la pressione si è di nuovo lievemente ridotta (-2,0 per cento) e gli effetti della pandemia si manifesteranno una volta rimossi gli strumenti di salvaguardia introdotti.