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I risultati dell’indagine congiunturale sull’industria realizzata in collaborazione con Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
Il volume della produzione si è ridotto lievemente (-0,3 per cento), anche la tendenza degli ordini è negativa (-1,0 per cento) e le prospettive appaiono deboli. Tra i settori principali, cresce la produzione alimentare e del grande aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, tiene quella della moda, ma cede quella metallurgica e delle lavorazioni metalliche. L’occupazione industriale in regione ha continuato a salire (di poco più di 20 mila unità) con un buon passo (+3,7 per cento). Il positivo processo storico di concentrazione industriale in corso in regione, si è sommato agli effetti delle difficoltà congiunturali derivanti da inflazione e politica monetaria che hanno condotto a un’accelerazione della tendenza alla diminuzione dell’ampiezza della base imprenditoriale (-3,5 per cento, -1.506 imprese).
L’indagine congiunturale sull’industria realizzata dalle Camere di commercio e da Unioncamere Emilia-Romagna.
Il trimestre.
Il peggioramento della congiuntura in corso dal secondo semestre 2022 ha condotto a un’inversione della tendenza in negativo nel corso del secondo trimestre 2023 e il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna si è ridotto lievemente (-0,3 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Su questo andamento hanno pesato le difficoltà nelle catene di fornitura internazionali, la forte inflazione con i suoi effetti redistributivi e la politica monetaria restrittiva adottata per contrastarla che hanno avuto conseguenze notevolmente diverse sui settori economici e hanno modificato il tessuto produttivo dell’industria regionale. A ciò si sono aggiunti gli effetti dell’alluvione che ha colpito la Romagna, che non sono stati pienamente riflessi nei risultati congiunturali in quanto molte delle imprese colpite impegnate nel recupero delle attività danneggiate non hanno risposto all’indagine congiunturale. Le prospettive per lo sviluppo dell’attività appaiono deboli a seguito dell’inversione in negativo della tendenza del processo di acquisizione degli ordini (-1,0 per cento) e tenuto conto dell’incremento dei prezzi.
I settori.
Un’inversione di tendenza ha posto sostanzialmente fine alla fase di crescita dell’attività per quasi tutti i settori considerati dall’indagine, ma con diversa intensità e specifico andamento temporale. Si evidenziano in primo luogo due rilevanti eccezioni. Queste sono state date dalla buona crescita dell’attività dell’industria alimentare e delle bevande (+2,5 per cento), sia pure a un ritmo più contenuto rispetto al passato, e dell’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto (+1,5 per cento), che ha registrato anche un ulteriore lieve arretramento degli ordini. In senso opposto, è arretrata lievemente l’attività nelle industrie della moda (-0,1 per cento) e più decisamente in quella metallurgica e delle lavorazioni metalliche (-1,9 per cento). Si è appesantita la produzione dell’aggregato delle “altre industrie” (-2,9 per cento) e la piccola industria del legno e del mobile conferma di avere il passo indietro più rapido (-5,0 per cento).
La dimensione delle imprese.
Anche nel secondo trimestre l’andamento congiunturale ha continuato a mostrare una notevole correlazione positiva con la dimensione delle imprese. La tendenza negativa della produzione si è accentuata sensibilmente per le imprese minori (-2,1 per cento) e leggermente per le piccole imprese (-0,8 per cento), mentre le imprese medio-grandi hanno solo frenato sensibilmente il ritmo dell’attività produttiva (+0,7 per cento).
Le esportazioni regionali (Istat).
I dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane mettono in luce per i primi sei mesi dell’anno un progressivo rallentamento delle esportazioni manifatturiere regionali e nazionali, che ha avuto caratteristiche temporali diverse, ma sostanzialmente lo stesso esito. Nei primi sei mesi dell’anno, le esportazioni manifatturiere emiliano-romagnole sono risultate pari a 42.423,4 milioni di euro, corrispondenti al 14,0 per cento dell’export manifatturiero nazionale, e sono aumentate del 2,7 per cento, poco meno di quanto ha fatto il complesso della manifattura italiana sui mercati esteri (+4,1 per cento). Alla crescita dei valori delle esportazioni rilevate a prezzi correnti ha contribuito l’aumento dei prezzi alla produzione industriale dei prodotti destinati al mercato estero. Questi sono disponibili solo a livello nazionale e secondo Istat, nonostante una netta tendenza alla riduzione del processo inflazionistico in corso, nel primo semestre sono aumentati nel complesso del 4,4 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La tendenza dell’export ha avuto andamenti molto differenziati nei macrosettori economici considerati. Il contributo negativo più rilevante alla dinamica dell’export regionale è venuto dalle esportazioni delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche con un’ampia caduta tendenziale (-18,2 per cento). Al contrario, il contributo nettamente più ampio alla crescita delle esportazioni regionali è venuto dalle vendite estere del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature che hanno avuto un notevole incremento (+16,0 per cento).
L’occupazione (Istat)
Secondo l’indagine Istat, l’occupazione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha chiuso il secondo trimestre con un buon passo in avanti salendo a quota 568.217 (+3,7 per cento) con un incremento di poco più di 20 mila unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso e con una variazione più marcata rispetto alla tendenza positiva dell’occupazione dell’industria in senso stretto nazionale (+2,6 per cento).
Il registro delle imprese
Al di là degli andamenti settoriali, in Emilia-Romagna è in corso un sensibile processo di concentrazione industriale, che avanza con un ritmo superiore a quello con cui procede a livello nazionale. Si riduce il numero delle imprese, aumenta l’occupazione, aumenta la dimensione delle imprese in termini di addetti e produzione, si rafforzano le strutture delle imprese.
A fine giugno le imprese attive dell’industria in senso stretto sono scese a quota 41.826 con una decisa accelerazione della tendenza alla riduzione in atto (-3,5 per cento, -1.506 imprese). Si è trattato più veloce diminuzione delle imprese e della più consistente dal primo trimestre del 2010. La tendenza alla riduzione ha caratterizzato tutti i raggruppamenti settoriali considerati dall’indagine congiunturale ma con diversa intensità. Il contributo più ampio è venuto dalla diminuzione della base imprenditoriale delle industrie della moda (-507 imprese, -8,4 per cento). Anche la discesa delle imprese della metallurgia e delle lavorazioni metalliche è stata ampia (-289 imprese, -2,8 per cento), quella della “meccanica, elettricità ed elettronica e dei mezzi di trasporto” (-203 imprese) deriva dalla riduzione di 180 imprese (-4,6 per cento) nella fabbricazione di macchinari e apparecchiature. L’industria alimentare e delle bevande ha contenuto il processo (-130 imprese, -2,7 per cento) che invece è stato rapido per le imprese dell’industria della ceramica, del vetro e dei materiali per l’edilizia (-5,1 per cento).
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