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L’indagine sulla congiuntura di Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna.
La congiuntura nel trimestre.
Nella scorsa primavera le vendite a prezzi correnti degli esercizi al dettaglio in sede fissa dell’Emilia-Romagna sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,03 per cento) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, così come avvenuto anche nel trimestre precedente.
Ma l’andamento dell’inflazione dei prezzi al consumo seppure in rientro ha comunque portato l’indice generale dei prezzi al consumo esclusi i beni energetici di fonte Istat ad avere un aumento dell’1,9 per cento nel trimestre in Emilia-Romagna. Quindi, le vendite correnti del dettaglio dovrebbero essere diminuite nuovamente in termini reali.
Le tipologie del dettaglio.
Le vendite correnti del dettaglio sono rimaste stazionarie, come per il trimestre precedente, e l’andamento delle vendite per le tipologie del commercio esaminate è apparso decisamente disomogeneo, ma a differenza di quanto avvenuto nel trimestre precedente è stato sostenuto da un lieve aumento dalle vendite dello specializzato non alimentare, determinato, però, dalla crescita delle vendite degli altri prodotti non alimentari.
Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte dell’1,0 per cento rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Anche le vendite del dettaglio specializzato non alimentare hanno invertito la loro tendenza, ma da cedente a lievemente positiva, e sono aumentate dello 0,3 per cento. per la prima volta dopo due anni ininterrotti di forte aumento, la crescita tendenziale delle vendite a valori correnti di Iper, super e grandi magazzini si è sostanzialmente arrestata la scorsa primavera (+0,2 per cento).
Le imprese.
In Emilia-Romagna, nella scorsa primavera le iscrizioni di imprese del commercio al dettaglio sono state 390 e sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Invece, le cessazioni dichiarate sono aumentate salendo a 614. A questi movimenti va sommato l’effetto delle variazioni da sempre positivo, ma, nel complesso, il saldo delle dichiarazioni delle imprese del commercio al dettaglio è ulteriormente peggiorato ed è risultato pressocché nullo (+4 unità).
Addetti.
L’occupazione nel commercio al dettaglio ha nuovamente invertito la tendenza, questa volta decisamente in positivo, e nei primi tre mesi dell’anno ha registrato un notevole aumento tendenziale di 2.975 unità (+2,1 per cento) che ha fatto risalire gli addetti a 145.059.
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