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L’indagine sulla congiuntura di Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna.
Dall’inverno 2024, nonostante una certa tenuta dell’attività nel corso della primavera, si è invertita la tendenza per l’attività dell’industria delle costruzioni emiliano-romagnola.
Nella scorsa estate il volume d’affari a prezzi correnti delle costruzioni ha invertito nuovamente la tendenza e ha subito un netto calo rispetto allo stesso periodo del 2023 (-3,8 per cento).
A testimonianza del deciso cambiamento di tendenza dell’attività nel terzo trimestre il saldo dei giudizi tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento o viceversa una riduzione del volume d’affari rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno è divenuto negativo ed è precipitato a livelli non toccati negli ultimi dieci anni, con l’eccezione del primo semestre del 2020 in piena pandemia, scendendo dal precedente +3,4 a -17,9 punti.
Anche nella scorsa estate il saldo delle dichiarazioni delle imprese registrate è risultato ancora decisamente positivo (+296 imprese, +0,4 per cento) e ha avuto il tasso di variazione più elevato tra i macrosettori considerati insieme con l’aggregato dei servizi diversi dal commercio. Comunque, la tendenza positiva è andata evidentemente indebolendosi come emerge considerando che il saldo delle dichiarazioni delle imprese è stato il più contenuto degli ultimi cinque anni.
Sulla base dei dati Istat, nell’ultimo anno mobile chiuso al 30 settembre scorso, in media gli occupati nelle costruzioni sono risultati quasi 116.100 con una flessione del 3,8 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. La tendenza regionale contrasta con l’andamento dell’occupazione nelle costruzioni a livello nazionale che in media mobile nell’ultimo anno è salita (+3,7 per cento, +56.000 unità).
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